sabato 25 maggio 2019

SU I DISORDINI DI GENOVA


Siamo alle solite, gruppi di persone assaltano Polizia e Carabinieri che assicuravano lo svolgimento di un comizio elettorale di Casa Pound, fanno una sfilata di reati e poi l'attenzione (anche della magistratura) si sposta su un giornalista di Repubblica che, mentre si trovava in mezzo ai manifestati, è stato colpito da agenti di polizia che l'avevano scambiato per un contestatore nel mezzo di una carica.
Punto n° 1. Se ti mezzi in mezzo ai violenti non pupo pretendere che, non foga dell'azione, ti riconoscano automaticamente. Non appena è stato riconosciuto è stato soccorso. Per chi come noi frequenta posti decisamente pericolosi, delle attenzione sono indispensabili. Poteva seguire gli scontri da distanza di sicurezza, oppure dietro i cordoni di polizia. Va bene le scuse ma smettiamola di parlare di tre colpi quando i "soliti noti" si dedicano alle violenze.
Punto n°2 Fatto salvo questo episodio (ricordando che a Genova nel 2001 vi era chi puntava a rovesciare il governo mentre poi si è parlato solo della scuola Pertini e di Bolzaneto!), lascia francamente allibiti che ci siano stati solo 2 arresti. Se s'interviene non è per colpire qualcuno ma per impedirli condotte inappropriate o reati. La gente va arrestata e processata. Andate a vedere cosa accade in altri paesi. Ovviamente non considerate quelli dove di picchiano ben, bene e poi ti arrestano. E che cosa accade a chi lanciava pietre e altro ed era chiaramente identificabile? Questa impunità non è ammissibile così come il modo di comportarsi di certi magistrati che sembrano godere solo quando possono inquisire appartenenti ale forze dell'ordine.
Bene ha fatto il questore a chiedere scusa al giornalista ma vorremmo sapere come mai i suoi uomini non riescono ad arrestare che due dei violenti. 
 

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