URANIO IMPOVERITO:
DENUNCIA DEL GENERALE VANNACCI
Il generale di divisione Vannacci, già comandante del Reggimento COL MOSCHIN, della Brigata FOLGORE, del COFS e della missione italiana in Iraq, un ufficiale che conosciamo da quasi 30 anni (Somalia 1993), ha denunciato mancanze ed omissioni nei confronti del personale inviato in missione in certe aree.
I lettori di RAIDS sanno bene quale sia la nostra opinione circa la protezione della salute del personale ma anche che siamo sempre stati molto scettici circa le vicende legate all'uranio impoverito.
Le nostre osservazioni sono molto semplici: se l'uranio impoverito provoca riflessi sulla salute dei nostri militari, che sono in certi teatri per alcuni mesi, non solo dovrebbe investire anche gli altri contingenti ma dovrebbe avere effetti micidiali su chi vive in quei territori, si nutre esclusivamente o quasi di prodotti di quelle terre, beve acque di quelle zone.
Eravamo a Sarajevo, nel 1994, quando per la prima volta un A-10 intervenne con il suo GAU-8 da 30 mm AVENGER contro mezzi corazzati dei serbo-bosniaci, che erano sati spostati da un deposito dove dovevano rimanere, primo di numerosi interventi di questo tipo, specialmente nell'estate del 1995. Eppure non risultano evidenze mediche sulla popolazione. La Bosnia-Erzegovina è vicina (ogni tanto ci torniamo e ha un discreto sistema sanitario) e pure il Kosovo non è lontano, per cui si può andare a vedere quale sia la situazione.
Bisogna stare attenti alle misitificazioni. Una volta in RAI fu intervistata una signora di Belgrado, che diceva di essersi ammalata di tumore per via dell'uranio impoverito. Peccato che a Belgrado gli A-10 non hanno mai operato perché l'antiaerea era troppo forte.
In Iraq, soprattutto nelle zone meridionali del paese, l'impiego del 30 mm dell'A-10 fu ancora più esteso ma bisogna fare attenzione. Non tutto il munizionamento è composto da proiettili con nocciolo di uranio impoverito (sigla PGU-14 B), destinati a perforare la protezione dei mezzi corazzati. Vi è anche il proiettile PGU-13 B, del tipo HEI (Alto Esplosivo Incendiario), utilizzato contro bersagli non protetti. Siccome lavorare l'uranio impoverito non è facile, dato che è durissimo, normalmente, per esempio contro l'ISIS in Iraq, si utilizzavano proiettili HEI PGU-13 B, non sprecando i costosi perforanti cinetici. Stesso discorso per l'altro tipo di munizionamento perforante all'uranio impoverito, vale a dire i penetratori ad energia cinetica (KE) dei pezzi ad alta velocità iniziale dei carri. Ci risultà che gli ABRAMS in Iraq abbiano utilizzato in prevalenza munizionamento HE vista la natura dei bersagli. Nel 2003, durante il conflitto per abbattere Saddam Hussein, fu utilizzato anche munizionamento all'unranio impoverito ma era solo una parte dei colpi sparati.
All'impatto contro bersagli duri, una parte del metallo si polverizza ma in genere i colpi perforanti si conficcano in profondità nel suolo. Inoltre facciamo notare che gli armieri caricano a mano questi proiettili, ci vivono a contatto stretto, per cui fra loro si dovrebbero riscontrare grossi problemi. Inoltre, essendo un metallo pesantissimo, è poco volatile.
L'uranio impoverito, per via della sua altissima densità, viene utilizzato anche per realizzare le potezioni balistiche, per esempio dei carri M-1 A2 ABRAMS. Crediamo non sia impossibile controllare la salute dei lavoratori che sono impegnati nel montaggio di queste piastre e nella loro lavorazione.
E' pur vero che fra i militari in missione si sono avuti problemi di salute ma noi faremmo approfondimenti anche in altre direzioni, per esempio sulle vaccinazioni ravvicinate, magari sotto l'urgenza di partenze improvvise.
Comunque approfondiamo l'argomento e magari vediamo i dati anche degli altri paesi che partecipano alle missioni perché se la responsabilità fosse dell'uranio impoverito, si dovrebbero vedere effetti simili sul personale.
In Italia le nostre FF.AA. non utilizzano proiettili all'uranio impoverito, ma penetratori al carburo di tugsteno, leggermente più denso ma più costoso (l'uranio impoverito è un prodotto di scarto delle centrali nucleari).
Chiariamoci le idee una volta per tutte