QUANDO ANCHE MENNITTI STRAPARLA:
IL MINISTRO TRENTA E I "MERCENARI"
La politica può diventare una lotta furibonda, un ingaggio all'ultimo colpo. Due giorni or sono, a "La 7", vi era l'ex ministro degli interni Mennitti, uomo da molti indicato come "misurato e riflessivo". Ecco, l'altra sera ci è sembrato "smisurato e inriflessivo" dato che, ad un certo punto, ha affermato che il nuovo ministro Trenta ha collaborato al reclutamento di mercenari!!
Avete letto bene e molto è stato scritto in questi giorni. Se intendente arruolarvi in una moderna compagnia di ventura, non dovete più frequentare bar in qualche oscura parte del mondo o contattare notori personaggi, ma andare direttamente al ministero, in via XX Settembre!
Stupisce ci sia cascato anche l'ex ministro Mennitti che dovrebbe sapere che in certe parti del mondo servono le scorte e i "portinai armati", altrimenti si rischia molto. Servano a chi fa lavori in sostegno alla popolazione e servono ai giornalisti. Solo è che se scortano i giornalisti o gli "umanitari", sono "addetti alla sicurezza", ma se servono per qualche strumentazione, ecco istantaneamente trasformati in biechi mercenari, magari con gancio alla cintura dove infilare le orecchie dei nemici uccisi, in modo da ricevere l'opportuno premio.
Siamo un popolo di chiacchieroni e fantasiosi inventori, dal grande Malaparte fino all'egente Kasper. Malaparte narrò che il capo della Croazia Pavelic lo ricevette con un "cesto di occhi sulla scrivania" (fatevi spiegare da un medico che gli occhi colano e presto emanano un odore non proprio di gelsomino) mentre in una inondazione di balle, Kasper afferma di aver visto giocare a tennis il pilota di Stukas Rudel (che aveva un arto artificiale!!) niente di meno che con il dottor Mengele quando lui aveva 21 anni.
La Trenta non ci sembra proprio abbia lo spirito e le capacità per reclutare "mercenari" mentre può aver avuto bisogno di qualche addetto alla sicurezza, il che implica una enorme differenza.
Confusione anche circa il marito, un uomo sulla cinquantina, che in diversi indicano come "capitano". Se in Italia a 50 anni sei un professionista e ancora capitano, deve averne combinate veramente tante. Altri lo indicano come colonnello. La moglie lo ha fatto subito trasferire in un organo diverso, sembra dicendo che "comunque non si è mai occupato di armi". Uno strano ufficiale che mai si è occupato di armi. Vedremo di saperne di più.
Ora vediamo cosa saprà fare il nuovo ministro. Non crediamo che recluterà mercenari e invitiamo tutti ad essere più professionali e non una pletora di chiaccheroni che inventano e gonfiano certe notizie, come troppo spesso accade anche al di fuori del gossip.
Piuttosto c'interesserebbe sapere qualche dettaglio su come sarebbe stata portata avanti una missione umanitaria, come il ritiro delle armi in Libia, una missione facile e difficilissima. Un missile SA-7 (ad occhio non funzionante) ci fu offerto per 50 US$ nella sirtica, sulla strada litorale. Ma avendo visitato certi luoghi l'impressione è che in Libia, nella totale disorganizzazione, vi fosse una massa enorme di armi. Come venivano poi ritirate le armi? Con che criteri? Pagando qualcuno?
Intanto approfittiamo per chiedere al ministro di riaprire i teatri dove operano i militari italiani ai giornalisti, dopo la chiusura della Pinotti. In democrazia bisogna dare modo all'opinione pubblica di conoscere cosa accade, entro logici limiti ovviamente.
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